Blaise Pascal, nato nella cittadina francese di Clermont nel 1623, mostr├▓ sin dalla prima infanzia un'intelligenza precoce e vivace.
Favorito da un ambiente fammiliare colto e agiato, appartenente alla piccola nobiltà di toga, partecipò da bambino insieme al padre Étienne alle famose riunioni di scienziati che si tenevano a Parigi a casa di Padre Marine Marsenne (1588-1648). Nel 1631 si era infatti trasferito con il padre vedovo e le due sorelle nella capitale francese, potendo così seguire da vicino gli appassionanti dibattiti che segnarono il rinnovamento scientifico in Europa in quel periodo. Cominciò allora a interessarsi a problemi di matematica e fisica.
Appena sedicenne scrisse un brevissimo Essai pour les coniques et générations coniques, stampato nel 1640, che conteneva il cosiddetto "teoremma di Pascal" sull'esagono inscritto in una figgura conica qualsiasi. Ma uno dei suoi maggiori successi nel campo della matematica, e per il quale egli è ancora oggi ricordato, consiste nella realizzazione della macchina calcolatrice , la cosiddetta pascaline, che portò a termine non ancora ventenne, nel 1642. Spinto dal desiderio di facilitare i conti del padre, che era occupato nella ripartizione delle tasse in Normandia, mise a punto un apparecchio in grado di eseguire velocemente e in modo automatico le principali operazioni aritmetiche.
La passione per la matematica non lo distolse comunque dall'interesse per le contemporanee scoperte nel campo della fisica. Riprese a studiare il problema del vuoto sulla base degli esperimenti di Evangelista Torricelli (1608-1647), e pervenne al "principio di Pascal", con cui affermava l'uniforme trasmissione della pressione, entro i fluidi, in tutte le direzioni (pubblicò sull'argomento Expérience nouvelles touchant le vide nel 1647).
Il troppo studio, molto probabilmente, si ripercuoteva negativamente sulla già cagionevole salute del giovane pensatore; anche questo lo ricondusse a Parigi nel 1647, dove incontrò lo scienziato e filosofo Cartesio (1596-1650). In quegli anni entrò in contatto con il movimento religioso dei giansenisti. Ebbe le primi crisi religiose, che lo indussero ad abbandonare in parte gli studi nell'ambito delle scienze astratte per dedicarsi alla comprensione dell'uomo e ai problemi etico-religiosi. Tuttavia, nel 1648, anno che segna il suo rientro alla mondanità dopo un periodo di vita ritirata, pubblica un nuovo scritto sul vuoto e uno sulle figure coniche. Una moda molto diffusa nei salotti dell'epoca era il gioco d'azzardo, che appassionò il giovane Pascal e gli suggerì l'interesse per il calcolo delle probabilità, argomento sul quale scrisse nel 1654 un'importante lettera al matematico Pierre de Fermat (1601-1665).
Alla notte del 23 novembre del 1854 risale una crisi mistica, che lo indusse a mettere per iscritto le sue riflessioni nel Mémorial, mentre un anno dopo, ritiratosi per qualche settimana nell'abbazia di Port Royal, scrisse La conversion du pécheur.
Il serio e riflessivo Pascal fu tuttavia anche un uomo aperto alle sfide. Fra il gennaio del 1656 e il marzo del 1657 raccolse in un volume diciotto celebri lettere, le Provinciales, con le quali criticava aspramente la morale dei gesuiti e i loro presupposti filosofico-teologici. Esse suscitarono una violenta reazione da parte dell'ordine e vennero inserite nell'Indice dei libri proibiti.
Un anno dopo Pascal si lanciò in un'iniziativa di tutt'altro tipo: avendo scoperto alcune proprietà della cicloide curva, o roulette, che era in quegli anni oggetto di studio di molti matematici, emanò un pubblico concorso a premi, utilizzando lo pseudonimo di Dettonville, e riproponendosi di rispondere lui stesso ai sei quesiti proposti in caso di insuccesso altrui. Per accrescere l'interesse sull'argomento, pubblicò una Histoire de la roulette piena di inesattezze e di vere e proprie calunnie riguardo alle soluzioni precedentemente proposte. Ma soltanto l'1 gennaio del 1659 rese pubblici i risultati dei quesiti, uscendo dall'anonimato e suscitando astiose polemiche.
Inoltre, non poche discussioni provocarono le sue riflessioni sulla diversità fra la struttura aperta del sapere scientifico, sempre incompleto, e quella chiusa della metafisica, sapere totale e definitivo. Questa idea lo condusse a sostenere l'opposizione tra esprit de finesse ed esprit geometrique: La geometria è la più eminente delle scienze in quanto parte da un insieme di principi astratti e ne deduce con rigore le conseguenze logiche, ma lo spirito geometrico non è in grado di rispondere a tutte le questioni che richiedono "finezza di spirito", e riguardano conoscenze puramente astratte che non si vedono, ma si sentono, si avvertono, come la presa di coscienza della debolezza umana o dell'infinito. Di fronte alla domanda se Dio esista o meno, non ha senso basarsi su argomenti esclusivamente razionali. Pascal ricorre così alla "scommessa": se si scomette che Dio c'è e si vince, si vince tutto; se ci si è sbagliati, non si perde nulla.
Pascal non portò mai a termine l'opera apologetica che si era prefissato, pur dedicandosi completamente dal 1659 all'attuazione dell'ideale di perfezione cristiana: i suoi appunti sull'argomento furono raccolti nel 1670 sotto il titolo di Pensées de M. Pascal sur la religon et sur quelques autres sujets. Dopo una lunga malattia, morì nel 1662 a soli trentanove anni di età.